Rassegna Stampa

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Articolo tratto dal II° numero de "Il Tartufaio Italiano", rivista trimestrale della F.N.A.T.I.
Articolo tratto dal II° numero de "Il Tartufaio Italiano", rivista trimestrale della F.N.A.T.I.

Raccolta limitata dei tartufi, ricorso al Tar

L’associazione micologica abruzzese contro le recenti modifiche alla legge regionale

       

 

CHIETI. Le recenti modifiche alla legge regionale sulla ricerca e raccolta del tartufo mettono in pericolo la libera circolazione dei cercatori, che potrebbero vedersi sbarrare l'ingresso in diversi territori comunali. L'allarme lo lancia l'Amta, l'Associazione micologica tartufai abruzzesi, che sta preparando un ricorso al Tar contro le modifiche alla legge 22 del 1988 entrate in vigore con la pubblicazione sul Bura l'11 luglio scorso. Al centro delle critiche degli appassionati dell'Amta c'è l'articolo 3, cui è stato aggiunto un comma che demanda ai Comuni la possibilità di regolamentare la raccolta dei tartufi. «Disciplinare vuol dire limitare», attacca il presidente, Gabriele Caporale, «operazione che in questo caso è illegale in quanto la legge-quadro nazionale sancisce “la libera raccolta nei boschi e nei terreni incolti”, con la sola esclusione quindi dei terreni privati coltivati che sono di proprietà esclusiva. Per prima cosa sorgono dei seri dubbi di costituzionalità», incalza Caporale, «perché è lecito chiedersi se un Comune può limitare quanto è sancito da una norma statale, che prevede al contrario la libera ricerca». Forte di quasi 300 iscritti e unico sodalizio in Abruzzo a perseguire strategie regionali all'insegna del motto "Il tartufo è di tutti" inserito nel suo logo, l'Amta si batte da anni contro i tentativi di delimitare riserve a uso di pochi.«Negli anni», accusa il presidente, «si sono costituite riserve di raccolta con la scusa di salvaguardare il tartufo, laddove nelle stesse riserve, invece, si è permesso anche il taglio dei boschi. La stessa legge regionale, lo ricordiamo», aggiunge, «prevede che dove ci sono delle tartufaie il taglio degli arbusti deve essere autorizzato dalla Forestale». Recinzioni erette per chiudere alla libera ricerca il pregiato tartufo bianco, il più costoso e unica specie impossibile da riprodurre in coltivazione, come avviene invece con la "micorizzazione" per tutte le varietà di tartufo nero. Un affare colossale, secondo l'Amta, visto che il bianco di alta qualità può quotare fino a 2.000 euro al chilo. «I privilegiati sarebbero così i soli residenti», annota Caporale, «il che equivale a un ritorno ai tempi del feudalesimo. Ci devono spiegare perché è possibile che in un bosco, demaniale o privato incolto, un cittadino può cercare il tartufo e un altro no». (f.b.)

Tartufi, associazioni contro le riserve

A contestare la legge regionale che limita la ricerca in campo anche sodalizi di Emilia e Molise

CHIETI. «Rimane una priorità assoluta il ricorso al Tar contro la nuova legge regionale che consegnerebbe ai Comuni la facoltà di creare riserve chiuse per la ricerca del tartufo e limitare così la libertà degli appassionati». Con il suo presidente, Gabriele Caporale, l'Associazione micologica tartufai abruzzesi (Amta) lancia la sfida alla Regione e raccoglie appoggio e solidarietà anche da fuori Abruzzo, a conferma che la mossa del governo abruzzese potrebbe minare anche una risorsa finora ignorata come il turismo che fa leva sulla ricerca del tartufo. A donare contributi per il ricorso e scendere in campo con l'Amta, sodalizio guida nella regione con centinaia di iscritti e una strategia di respiro abruzzese, sono ora l'Unione tartufai del Molise, i Tartufai reggiani di Reggio Emilia, gli Amici del tartufo d'Abruzzo di Sulmona, i Tartufai Valpescara di Manoppello e l'Associazione tartufai della Majella di Guardiagrele. L'Amta prende atto della volontà dell'assessore regionale all'Agricoltura Mauro Febbo, che giorni fa si era detto disponibile a limitare gli effetti delle modifiche alla legge che regola la ricerca del tartufo.«Rassicurazioni», spiega Caporale, «che potrebbero però servire a poco, visti i tempi serrati con cui marcia l'approvazione delle modifiche alla legge 22 del 1988. Di conseguenza», osserva il presidente, «si stringono i margini anche per la presentazione del nostro ricorso al Tar, anche se auguriamo all'assessore di portare a termine il suo proposito che, siamo sicuri, riscuoterebbe il plauso di tutte le associazioni abruzzesi». Caporale chiarisce meglio le ragioni dell'iniziativa, la prima del genere a memoria d'uomo nel settore micologico. «Siamo mobilitati per tutelare la libera ricerca com'è nel principio della legge quadro nazionale 752 del 1985. L'ira dei tartufai», annota Caporale, «è da capire dopo un provvedimento impopolare che favorisce la proliferazione delle riserve. In particolare, nelle zone del tartufo bianco, dove i riservisti non sono tenuti a versare un centesimo di tassa e nemmeno ad osservare la normativa regionale, mentre tutti gli altri, circa 6mila liberi cercatori, devono versare una tassa a fronte della quale non c'è alcun servizio».(f.b.)

 

 

 

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